Gita a Milano
sabato 22 marzo 2014
Pariamo, in perfetto orario da Piazza Pallavicini, il pullman fa la fermata prevista in Via Cantore e viaaaaaaaaa.... verso Milano!
Alle 8:30 ci fermiamo in autogrill

Arriviamo a Milano prima dell'appuntamento a Casa Verdi, l'autista del pullman ci fa fare una visita non prevista al Castello Sforzesco!




Risaliamo sul pullman e ci dirigiamo verso Casa Verdi.

“Casa Verdi”. La chiamano così, da sempre. Niente “Casa di Riposo per Musicisti”, anche se quel “riposo”, voluto proprio da Verdi è così intenso e geniale; niente parole come istituzione, fondazione, istituto. Semplicemente “Casa Verdi”, come abitasse lì, come se chi va in quel luogo lo potesse incontrare. E lì è sepolto.
Venne fondata dal compositore Giuseppe Verdi nel 1896 ed è collocata in piazza Buonarroti, 29.
La struttura venne eretta in stile neogotico dall'architetto Camillo Boito, fratello del celebre musicista Arrigo, amico del maestro Verdi. Qui trovarono sepoltura anche lo stesso Verdi nell'oratorio (1901), accanto alla moglie Giuseppina Strepponi.
All'ingresso siamo accolti dal Maestro Ferdinando Dani che ci guiderà con competenza, professionalità e passione nella visita all'interno della struttura.
Attraverso una porta a vetri, a destra dell'atrio, si accede alla prima area museale. Qui, ornato da un bronzo di Giovanni Lomazzi, si trova l'elenco in ordine cronologico delle opere del Maestro.

Nella prima stanza a sinistra sono esposti gli arredi della sala da pranzo di Palazzo Doria a Genova, dove il Maestro e la moglie si trasferivano in inverno. I mobili hanno interni di rovere intagliato con impiallacciature in noce, serrature in ottone, applicazioni in bronzo fuso e dorato, piani in marmo scolpito. La credenza con alzata di vetro, come pure il grande tavolo ovale e sette delle quattordici sedie, sono ritenuti di fattura francese.

Alle pareti un dipinto di Achille Formis (1832-1906) che raffigura la casa a Roncole di Busseto verso la metà dell'800, quando il masetro aveva circa 40 anni. L'autore ha voluto mostrare come Giuseppe Verdi fosse già famoso a quel tempo: una contadina indica infatti l'edificio a una signora elegante, giunta fin lì per il piacere di conoscere il luogo di origine del compositore.


Un espositore di vetro, nel corridoio, racchiude cilindro, cappello da passeggio, camicia bianca e marsina del compositore;

In una seconda stanza si trovano due preziose tele del pittore della belle époque Giovanni Boldini (Ferrara 1842 - Parigi 1931): la prima raffigura Emanuele Muzio, unico allievo del Maestro.

L'altro ritratto è quello più noto di Giuseppe Verdi, riprodotto per decenni anche sulle banconote da mille lire; fu eseguito ad olio su tela nel 1886 a Parigi.

Nella stessa sala si trova la spinetta originale del '500, contenuta in una cassa di pioppo, poggiata su sostegni non coevi, che era stata regalata a Giuseppe Verdi dai genitori, quando aveva otto anni. Il Maestro era molto affezionato a questo strumento. È attribuito al veneziano Marco Jadra, che lo realizzò probabilmente attorno al 1560.

In fondo alla stanza sono collocati i busti di Giuseppe Verdi e di Giuseppina Strepponi, realizzati entrambi da Vincenzo Gemito (Napoli 1852-1929). Furono eseguiti durante il loro soggiorno a Napoli, per la rappresentazione dell'Aida nel 1873 al Teatro San Carlo. In quell'occasione, i pittori Domenico Morelli e Filippo Polizzi presentarono a Giuseppe Verdi il giovane esordiente scultore che cercava denaro per riscattare il servizio militare; egli, sempre generoso, lo aiutò e Vincenzo Gemito realizzò i due busti: prima entrambi in terracotta, poi, quello del Maestro, anche in bronzo. Si dice che lo scultore abbia avuto qualche difficoltà a completare il ritratto di Giuseppina Strepponi, i cui lineamenti, per quanto regolari, non gli apparivano abbastanza espressivi; per questo motivo scelse di rappresentarla con un atteggiamento mite e neutro, rendendo comunque con abilità e leggerezza i minuti dettagli del volto, della capigliatura e del velo traforato.

