Visita alla Chiesa Nostra Signora della Consolazione
7 febbraio 2015
Alle 14:45 ci ritroviamo davanti al portone d'ingresso, con battenti bronzei del 1961, dove Nuccia comincia a spiegarci l'urbanistica di via XX settembre e a darci le prime informazioni sulla chiesa che stiamo per visitare...

Varcato il portone della chiesa, ci si trova dinanzi un impianto a tre navate (divise non da colonne, ma da pilastri quadrangolari di fattezze settecentesche) con transetto, cupola e profondo presbiterio. L'impressione generale che se ricava è di decorosa armonia, considerando la coesistenza di materiali che spaziano sette secoli!

Al centro della navata appare sospeso il grande crocificco su tavola a fondo oro, dipinto verso il 1350 da un seguace di Pietro Lorenzetti.
Lungo la volta compaiono affreschi di Giuseppe Isola del 1874 con due "Visioni dell'Apocalisse" e "Gloria di Nostra Signora della Consolazione", mentre sulla controfacciata "Giuditta rientra trionfante in Betulia".

Saliti i pochi gradini che delimitano il presbiterio, si può osservare, sul lato destro, dietro una lastra di vetro, un monocromio, frammento di muro asportato dalla sagrestia, con la "Sepoltura di Cristo", celebre affresco attribuito a Pierin del Vaga.



Alle pareti possiamo ammirare gli affreschi "Battesimo di Sant'Agostino" e "Consacrazione episcopale di Sant'Agostino" di Cesare Maccari (1889)
Dal presbiterio percorriamo la navata destra della chiesa.
La prima cappella è quella dedicata a Sant'Agostino o alla Madonna della Cintura, con affreschi settecenteschi di Paolo Gerolamo Piola (Battesimo di S. Agostino e San Pietro che riceve le chiavi da Gesù) e un grande gruppo marmoreo di Bernardo Schiaffino, raffigurante La Madonna con i santi Agostino e Monica.


Sul pilastro che divide questa cappella dalla successiva,una splendida terracotta smaltata policroma, della scuola di Andrea della Robbia del 1475: la "Natività con l'eterno padre"

La cappella successiva è dedicata a San Vincenzo. Con la tela del "Martirio di San Vincenzo" (1605), attribuito alla scuola di Lazzaro Tavarone.

Sempre procedendo sulla navata destra, verso il fondo della chiesa, incontriamo la cappella dedicata a San Nicola da Tolentino, con il gruppo ligneo settecentesco raffigurante il "Santo con l'Arcangelo ai suoi piedi", di Agostino Storace, allievo del Maragliano (intorno al 1760-1770); al gruppo, pesantemente ridipinto nell'Ottocento, furono aggiunte le fredde figure della fanciulla e del diavolo con il globo terrestre,

La cappella successiva è dedicata all'Immacolata.

L'ultima cappella della navata destra è dedicata a San Giuseppe e alla beata Maria Teresa Fasce, con una tela di Domenico Fiasella "San Tommaso di Villanova distribuisce i beni ai poveri".

Risalendo dal fondo della chiesa, lungo la navata sinistra, si apre la cappella dedicata a San Giovanni da San Facondo,
con un dipinto settecentesco di Francesco Narice (1719-1785). (San Giovanni da San Facondo salva miracolosamente un bambino caduto in un pozzo).

La cappella successiva è dedicata a San Lorenzo, con una pala di Domenico Piola raffigurante il "Martirio di san Lorenzo".

Segue la cappaella dedicata alla Madonna del Rosario, dove è collocata una macchina d'altare seicentesca, scolpita da Giovanni Battista Santacroce e proveniente dalla chiesa di San Vincenzo, mentre le due statue nelle nicchie (San Domenico e Santa Caterina da Siena) sono attribuite alla bottega del Maragliano

...segue l'altare dedicato a Santa Rita. Sull'altare una pala ovale raffigurante la santa, di Tito Troja (XIX secolo).

Il quinto altare è dedicato a Nostra Signora della Salute: vi si trova un piccolo quadro, copia settecentesca di un dipinto del Sassoferrato
Terminata la visita alla chiesa, passando da una elegante porta di legno sulla destra si giunge nel vestivolo della sacrestia , in cui campeggia il grande crocifisso processionale attribuito con qualche perplessità a Bernardo Schiaffino.

Entrati in sacrestia si possono ammirare gli armoniosi mobili settecenteschi all’altare dipinto settecentesco con la "Consegna della Cintura a san Tommaso apostolo", identificato dai simboli dell’arte del costruire, fra cui il compasso, suoi caratteristici.

Saliamo nel convento ed entriamo nel refettorio o salone d’onore dei Pinelli, che presenta alle pareti una splendida quadreria.
Tra gli altri, ammiriamo un grande quadro con l’“UltimaCena”, uno dei tre (insieme con quelli di palazzo Rosso e dell’oratorio di SanGiacinto di Fontanegli) delmedesimo soggetto dipinti da Luca Cambiaso.
Cambiaso ha realizzato un’opera, giudicata un po’ scialba e priva di forza, non ultimo a causa delle condizioni di conservazione della pellicola di vernice che ha assai offuscato i colori originali , vi s’intravede anche un grosso taglio, prodotto dalla caduta accidentale di una scala sul quadro durante lavori di pulizia del lampadario centrale.
A destra due grandi tele sagomate con il “Battesimo di sant’Agostino” (avvenuto a Milano per opera del vescovo sant’Ambrogio) e con la “Traslazione dell’Immagine della Madonna del Buon Consiglio” (XVIIIsecolo).



Ciao e.... alla prossima!!!